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Risorse condivise, valori condivisi: l’oro etico

L’oro è uno dei materiali più preziosi e allo stesso tempo più rari sulla Terra. Si trova in tutta la crosta terrestre, con una concentrazione media di 0,03 grammi per tonnellata. Le zone con la maggiore concentrazione d’oro sono il Nord America, l’Australia e il Sud Africa.

Proprio qui, nei pressi di Johannesburg, sorge la più ricca miniera d’oro del mondo, il Witwatersrand. Il minatore australiano George Walker fu il primo a trovarvi l’oro, nel lontano 1886

La corsa all’oro che si scatenò nei decenni successivi portò alla nascita della città di Johannesburg e a un ecosistema totalmente incentrato sull’estrazione. Si stima che il 40% dell’oro mai estratto sia uscito da questa miniera, che vanta oltre 800 km di gallerie e il tunnel più profondo al mondo, il Tau Tona a 3 km sotto la superficie terrestre. 

Difficile da trovare, e ancor più da estrarre, l’oro è stato utilizzato fin dalla preistoria per la manifattura di ornamenti, gioielli e oggetti rituali. 

Si stima che dall’inizio dei tempi ad oggi siano state estratte oltre 197.000 tonnellate d’oro, di cui circa i due terzi dal 1950 a oggi. A queste dobbiamo aggiungere le 2500-3000 tonnellate estratte annualmente

Ma qual è il costo dell’attività di estrazione? Qual è l’impatto ambientale? E, considerando che l’oro è potenzialmente indistruttibile e quindi ne abbiamo già a disposizione oltre 197.000 tonnellate, abbiamo davvero bisogno di nuovi giacimenti? Perché, piuttosto, non investiamo sul recupero dei metalli?

 

I giacimenti d’oro 

I giacimenti auriferi si distinguono in primari e secondari. I primari sono di origine idrotermale, e danno origine al cosiddetto oro nativo. I fluidi caldi al centro della terra si raffreddano salendo in superficie e l’oro in essi contenuto si concentra nelle fratture delle altre rocce, soprattutto quarzo. 

Tra i giacimenti primari, i più redditizi sono senz’altro quelli creati dalla formazione delle montagne. Si trovano a una profondità compresa tra i 1200 e i 4500 metri e hanno la concentrazione record di 10 grammi d’oro per tonnellata. 

Nei depositi epitermali, al contrario,l’oro si trova piuttosto vicino alla superficie, fino a un massimo di 1500 m di profondità. Che siano stati creati dal magma o dalla circolazione dell’acqua sotto la crosta terrestre, costituiscono una fonte estremamente rara ma facilmente estraibile. 

I giacimenti secondari, invece, sono di origine alluvionale e derivano dall’erosione di quelli primari. Si parla, infatti, di oro alluvionale per indicare queste piccolissime lamine, recuperate principalmente manualmente con il metodo della levigazione.

All’incirca il 75% dell’oro prodotto annualmente proviene dai giacimenti. Il problema, oltre che ambientale, sta nella “lentezza” di questo sistema. Tra la scoperta di un giacimento e l’effettiva produzione passano anni. Il settore estrattivo non risponde tempestivamente al cambio dei prezzi e alle fluttuazioni economiche, semplicemente perché non può farlo.

Il recupero dei metalli preziosi, e dell’oro in particolare, è invece una fonte inesauribile e più veloce, che non richiede operazioni costose e inquinanti.

 

Oro: i costi economici e ambientali dell’estrazione

L’estrazione dell’oro ha un peso notevole, sia in termini economici che ambientali. Serve, innanzitutto, il tempo per trovare il giacimento, ottenere la licenza e costruire la miniera. E comunque, non più del 10% dei depositi produce una quantità d’oro tale da riprendere l’investimento. 

L’estrazione fisica richiede tempi lunghissimi e una volta che la miniera non frutta più, la struttura va smantellata e il terreno interamente bonificato. Si parla di decenni, per un ritorno economico altamente improbabile. 

Per quanto riguarda l’impatto ambientale, stiamo parlando di danni enormi. Per rimuovere la roccia ed estrarre l’oro vengono utilizzate sostanze come mercurio, acido solforico e cianuro, che ovviamente non possono essere eliminate dall’ambiente una volta che la miniera viene smantellata. 

Tutte le sostanze chimiche nocive finiscono nelle falde acquifere, andando quindi ad avvelenare un intero ecosistema. 

La quantità, poi, di queste sostanze nocive è assolutamente sproporzionata al reale vantaggio. Per ottenere un grammo d’oro ne vengono utilizzati 5 di mercurio. In media, per ogni tonnellata d’oro ne vengono prodotte 300.000 di rifiuti tossici

Un altro problema riguarda la gestione di queste miniere, che spesso si trovano nei paesi meno sviluppati. Per risparmiare si obbligano i lavoratori, spesso bambini, a lavorare su turni estenuanti, senza dispositivi di sicurezza e senza una retribuzione dignitosa.

La soluzione è l’oro etico, estratto con tecniche non invasive e nel massimo rispetto dei lavoratori locali. Si tratta di una soluzione sostenibile ed è in pratica l’unica attuabile se ancora vogliamo continuare a estrarre.

 

Recupero metalli preziosi: le nuove forme dell’oro

Noi di Tera Automation, però, ci occupiamo di automazione industriale e di recupero metalli e pensiamo che l’oro riciclato sia una risposta ancora migliore. 

L’abbiamo già detto nel nostro articolo sull’utilizzo della robotica industriale per la gestione dell’e-waste, il riciclo per noi deve essere uno dei passaggi della filiera produttiva

Circa il 90% dell’oro riciclato proviene dalla gioielleria, solo il 10% viene estratto dai RAEE o e-waste. E con questo oro rinnovato possiamo produrre altri gioielli, lingotti, graniglia o polvere

Chiaramente, prima l’oro recuperato va nuovamente fuso e affinato chimicamente. Per farlo, ci serviamo delle migliori tecnologie e, grazie all’automazione industriale, riusciamo ad avere una produzione costante, ottimizzata e con standard qualitativi altissimi e ripetibili

Continuare a cercare l’oro con i metodi tradizionali non è più sostenibile, né conveniente. L’oro etico è senza dubbio una grande risorsa, che si pone a tutela degli ecosistemi e delle popolazioni locali coinvolte

Ma si può fare di più. Noi di Tera Automation crediamo che il riciclaggio dell’oro, ma più in generale il recupero dei metalli, sia la strada del futuro. 

 

Abbiamo già a disposizione più di 197.000 tonnellate d’oro. Ma perché dovremmo continuare a cercarne altro, con tutti i danni che questo comporta?