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Economia e lavoro post Covid-19, cosa è cambiato?

Sono passati ormai quasi due anni da quando la pandemia ha fatto irruzione nelle nostre vite. Nulla è più come prima e la normalità sembra ancora un lontano miraggio.

Possiamo però cercare di comprendere la situazione attuale, inimmaginabile fino a qualche anno fa ma non per questo priva di opportunità. 

Ci limiteremo a considerare gli effetti economici del Covid-19 e le sue ripercussioni sul mondo del lavoro. Cosa cambierà quando sarà tutto passato? Quale sarà il nuovo ruolo dell’automazione industriale? Cosa abbiamo imparato dallo stato d’emergenza? 

 

Gli effetti economici del Covid-19

L’impatto più forte si ha, ovviamente, sui settori che comportano i maggiori rischi di contagio. Turismo e tempo libero sono i grandi penalizzati. Aeroporti, teatri e palestre - solo per dirne alcuni - sono spazi chiusi con molte persone in transito, ed è stato inevitabile sospendere la loro attività. 

Musei, cinema e teatri non sono servizi di prima necessità. Ma se visitare una mostra è secondario rispetto all’approvvigionamento alimentare, certamente il lavoratore del mondo dello spettacolo non ha meno diritti di quello della GDO. 

Difficile, se non impossibile, riorganizzare questi settori in chiave digitale. L’allentamento attuale, con il semplice controllo del Green Pass per l’accesso ai luoghi pubblici potrebbe essere l’unica soluzione – economicamente parlando – per uscire dalla crisi. 

La pandemia ha distrutto da una parte, ma ha creato dall’altra. Quanto, come e perché sono destinate a durare queste sue “creature”, è presto per dirlo. 

 

Smart working

La prima conseguenza della pandemia. Apprezzato da alcuni, odiato da molti altri, lo smart working è stato uno strumento necessario per non fermare l’intera produttività nazionale.

Tranne la manifattura - che non si è mai fermata - durante la pandemia ben il 79% dei lavoratori sono andati in smart working. Molti ne stanno uscendo solo adesso, tornando in ufficio o sul luogo di lavoro a turni scaglionati o solo in caso di reale necessità. 

Non ci soffermeremo in questa sede sugli aspetti sociali legati alle attività di smart-working, sebbene rappresentino una innegabile attualità. Tuttavia, il tema è comunque caro all’automazione industriale. Infatti, i nuovi protocolli di A.I. sono largamente utilizzati dalle piattaforme di remote Conferencing, nonché dai dispositivi di realtà aumentata sempre più impiegati nel trouble-shooting e commissioning anche di intere linee di macchinari.

 

Logistica

La logistica è un altro settore che ha conosciuto una crescita incredibile proprio grazie al Covid-19. Tra i negozi chiusi, il tentativo di limitare i contatti e l’oggettiva comodità delle consegne a casa, non c’è mai stata maggior richiesta di fattorini e addetti alla logistica.

Indubbiamente lo stato di emergenza, che si è protratto per mesi e che nostro malgrado ancora non accenna a risolversi, ha generato, oltre che ad una inevitabile e dolorosa “selezione naturale” nell’ambito delle micro-attività, anche una rigogliosa evoluzione di nuovi modelli di business, in particolare moltissime attività legato a l’home delivery.

Ognuno di noi avrà sicuramente sperimento nel recente passato l’utilizzo di questa soluzione per le più disparate esigenze di approvvigionamento, sia in ambito lavorativo che privato, e spesso inconsapevolmente è entrato a far parte di un circuito dove intelligenza artificiale e automazione industriale sono coinvolte nella loro massima espressione.

Senza dimenticare che la vendita online tramite e-commerce sta registrando una vera e propria crescita esponenziale e inarrestabile, con effetti importanti sulla catena logistica: dall’organizzazione del trasporto, alla gestione dei magazzini, alle consegne in città.

 

Robotizzazione e tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale 

Il Covid-19 ha dato una spinta incredibile a tutto il comparto della robotica e dell’AI e, cosa ancora più importante, le dinamiche che si sono create in questi anni sono destinate a durare a lungo. Immaginando che quanto prima l’esperienza della pandemia sia solo un brutto ricordo, rimaniamo consapevoli che un sistema intelligente progettato per svolgere un determinato servizio non sarà dismesso tanto facilmente, anche solo per la mole di investimenti che ha richiesto.

I sistemi automatizzati e le macchine dotate di AI, durante la pandemia, si sono dimostrati più utili che mai. Non essendo attaccabili da agenti esterni, hanno garantito la continuità delle attività produttive anche in caso di emergenza.

 

Parola d’ordine: convertire

Le macchine in AI, soprattutto, sono state essenziali in un momento di emergenza grazie a una loro specifica qualità: la convertibilità. Intere linee produttive sono state convertite velocemente per la produzione di beni o servizi necessari in un determinato momento.

Dai brand della moda che si sono dedicati alla produzione di mascherine e tute mediche, alla cosmetica che si è reindirizzata alla produzione di gel disinfettante, fino alle aziende automobilistiche che hanno supportato la produzione di respiratori, la pandemia è stato il vero banco di prova dell’automazione industriale e della sua flessibilità.

 

Nuovi posti di lavoro: previsioni per il futuro

In una chiave di lettura automation oriented la pandemia ha generato un “effetto booster” sullo sviluppo di tecnologie B2C, laddove i grandi progressi della tecnologia sono stati concentrati sul compensare l’inevitabile gap di relazioni commerciali (e sociali) .

I nuovi sistemi intelligenti permettono la massima implementazione delle linee produttive azzerando inefficienze e tempi morti. Il lavoro manuale degli operatori, non più costretti a svolgere mansioni pericolose, alienanti o usuranti, viene ancor più reindirizzato verso un'attività di supervisione ad alto livello.

 

A nostro avviso quando l’emergenza sarà terminata continueremo a raccogliere i frutti di questa profonda spinta al rinnovamento, ed attraverso una oculata e razionale gestione delle nuove tecnologie, potremo contare su nuove professionalità e approcci iper-smart anche nella gestione della tanto rimpianta “normalità”.