La sicurezza degli operatori con le isole robotizzate
Chi si occupa di automazione e robotica industriale sa che l’innovazione che propone con le proprie tecnologie e macchinari deve rispettare precisi standard di sicurezza. In base al Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (TUSL), infatti, qualora nel ciclo produttivo sia previsto l’utilizzo di robot e isole robotizzate, i luoghi di lavoro devono rispettare precisi criteri di sicurezza.
Lo standard internazionale di riferimento per la valutazione dei particolari rischi connessi all’uso di sistemi robotici industriali integrati a linee produttive complete e a isole robotizzate industriali è la normativa EN ISO 102018-2. Interessante notare che tale norma non prende in considerazione i rischi derivanti da rumori e dai processi in atto, come fumi o radiazioni, ma ‘soltanto’ l’interazione robot-uomo.
Volendo riassumere in modo molto sintetico ciò che la norma affronta sono i requisiti delle protezioni perimetrali e i tipi di arresto, d’emergenza o di sicurezza.
Ma vediamo nel dettaglio quali sfumature assume il concetto di sicurezza nella robotica industriale.
Maggiore sicurezza con la robotica industriale
Quando parliamo di robotica industriale e sicurezza, il tema può essere affrontato da tre prospettive interconnesse:
- L’uso in sicurezza delle isole robotiche
- La maggiore sicurezza degli ambienti in cui sono installate perché assolvono mansioni più rischiose
- Nuovi criteri di controllo della sicurezza
Infatti, non soltanto le isole robotizzate devono essere sicure in sé come previsto per legge, ma sono lo strumento con cui aumentare esponenzialmente la sicurezza sul lavoro. Impiegandole nelle fasi più rischiose per l’operatore, si riduce automaticamente l’incidenza di infortuni sul lavoro. In collegamento a questo, è anche importante sviluppare tra gli addetti alla sicurezza sul lavoro nuove competenze relative proprio ad ambienti, laboratori, industrie che si stanno convertendo sempre più alla robotica.
Isole robot per lavori rischiosi
In numerosi contesti industriali, l’operatore è impegnato in attività lavorative continuative, ripetitive e noiose. Per questo esiste la possibilità che, con il passare delle ore, si abbassi il suo livello di attenzione e che, proprio per questo, la probabilità di infortuni aumenti.
Sarebbe irreale credere che tramite l’automazione e la robotica industriale tutti i rischi di infortunio per l’operatore si annullino. L’indiscutibile vantaggio è il loro contenimento massimo. Tuttavia, se consideriamo di poter affidare all’automazione questo tipo di mansioni, possiamo sicuramente ipotizzare un aumento della sicurezza sul posto di lavoro, una diminuzione di infortuni e, soprattutto, una nobilitazione/evoluzione del lavoro umano.
I robot industriali possono svolgere i lavori più pericolosi e dannosi per la salute dell’uomo. Non si tratta soltanto di una valutazione in termini di incidenti sul lavoro, in molti casi invalidanti, ma anche di uno strumento per ‘preservare’ lo stato di salute di una popolazione di lavoratori che dovranno essere operativi fino a età avanzata.
Per un concreto miglioramento della sicurezza, il robot deve essere visto come un reale collaboratore all’attività umana, un vero strumento migliorativo. Ad esempio, un ambito di ricerca più avanzato di quanto si pensi studia l’impiego di esoscheletri per aiutare il lavoratore in mansioni che comportano posizioni molto stancanti per lunghi periodi di tempo.
Barriere fisiche e laser
Veniamo adesso ai rischi connessi all’uso delle isole robotizzate. Avendo al loro interno un robot che ha un peso, dimensioni e accelerazioni considerevoli, le isole possono effettivamente costituire un pericolo per l’operatore inesperto o distratto che vi svolge attività di supervisione, manutenzione o di carico/scarico o che semplicemente lavora nelle sue vicinanze.
C’è di più. Il tipo di robot solitamente più integrato nelle isole è il robot antropomorfo, ovvero un robot che non è in grado, da solo, di comprendere cosa lo circonda e se ci sono corpi in movimento nel suo raggio d’azione. Per fare ciò necessita l’integrazione di strumenti appositi.
È per questo che normalmente le isole robotizzate sono protette da barriere fisiche che fungono da dispositivi di protezione. Si tratta di protezioni perimetrali costituite da gabbie metalliche che circondano tutta l’isola e che hanno lo scopo di ridurre o impedire l’accesso alla zona pericolosa. L’ingresso all’interno dell’area di lavoro è possibile attraverso una porta allarmata solo dopo aver disattivato il robot.
Questo, tuttavia, implica che, per far lavorare l’operatore in sicurezza, l’isola debba essere momentaneamente fermata, rubando tempo utile al flusso produttivo. Ecco spiegata la ragione per cui spesso alle barriere perimetrali si preferiscono le barriere laser.
Le barriere laser sono dispositivi dotati di sensori che se avvertono la presenza di un corpo estraneo, bloccano o rallentano il robot in azione e lo fanno ripartire quando la distanza di sicurezza è ripristinata. Il vantaggio è ben evidente, perché in questo modo la produzione non si ferma mai. L’isola robot è attiva senza stop e l’operatore può lavorare in totale sicurezza.
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Ulteriore riflessione in tema di sicurezza può essere fatta sui robot collaborativi, i cobot. Si tratta di robot che permettono al lavoratore di operare in sicurezza senza l’uso di barriere, né fisiche né laser. Il contatto con l’operatore è molto ravvicinato così da permettere la presenza umana nel caso di attività dove è richiesta maggiore manualità. L’opinione si divide sulla loro sicurezza: il mondo della ricerca e dello sviluppo assicura alti livelli di protezione da rischi e incidenti e in effetti essi sono in calo, tuttavia non ci sono ancora studi che ne stabiliscono la relazione con l’impiego di isole robotizzate.
Come integratori di soluzioni robotiche industriali sappiamo con certezza che l’esposizione di un operatore ai rischi connessi a mansioni pericolose sono ridotti di molto nel momento che viene introdotta un’isola robotizzata in azienda. Tuttavia, è altresì importante evitare altre tipologie di incidenti sul lavoro legati all’uso delle isole in sé, che possono costituire un pericolo reale se non adeguatamente delimitate, come previsto dalla legge, da barriere di protezione, siano esse fisiche o laser.